di Nadir Danieli
A rendere interessante questa iniziativa non è solo il tema, scandito dal tempo liturgico dall’Avvento all’Epifania, ma l’opportunità di esaminare “a tutto tondo” tre esemplari che coprono l’intero arco cronologico della collezione di corali del duomo.
Il visitatore troverà ad accoglierlo il manoscritto P. III, uno dei sei antifonari con datazione prossima all'ultimo scorcio del Duecento. Il capolettera dell’Hodie nobis celorum inquadra una densa scena del Natale del Signore, dove l’iniziale H, in un vivissimo arancione che ha attraversato indenne gli oltre settecento anni dalla realizzazione, include un famelico drago e si staglia sul fondale blu notturno tempestato di stelle, identico al manto di Maria.
Particolari scelte compositive dettate dall’ampiezza del campo di rappresentazione, determinano la separazione delle scene, la Natività e l’Annuncio ai pastori: così, curiosamente, la figura isolata di Giuseppe si posiziona in subordine rispetto alla Vergine, centrale, fulcro della miniatura.
Tra gli angeli in alto e i pastori col gregge in basso, si condensa l’intera figurazione. L’ignoto miniatore, di provenienza centro-italiana, che realizzò la scena, stava alle dipendenze di un’ampia bottega, il cui maestro si firmò in altre miniature con l’impiego del pigmento verde, assente nelle altre, limitate a una più modesta tavolozza.
A seguire, il graduale P. X, databile al 1330-40, per il quale è accertato l’ambito lucchese di realizzazione. Solo l’anno scorso, le miniature del codice sono state messe in relazione da chi scrive col Dossale (L’Arborense, domenica 5 marzo 2017), per il quale venivano proposti confronti con le coeve piccole tavole per la devozione privata.
Alla carta 28r troviamo l’iniziale E dell’Ecce advenit. La lettera è qui ridotta a una estrema sintesi, ideale e misurata cornice dell’Introito dell’Epifania, dove i toni rosa della lettera si posano con raffinato contrasto sul fondo azzurro. Vi troviamo un solenne Cristo giudice, che dialoga idealmente al Museo col dettaglio - ricco di evidenti e interessanti variazioni iconografiche - di un’altra opera di poco successiva, i rilievi del supposto Retablo del Rimedio attribuiti all’ambito di Jaume Cascalls, scultore regio barcellonese, voluti dalla corte giudicale arborense per la cattedrale di Oristano. L’iconografia di questa miniatura non richiama solo la tradizione romanica del celebre Volto Santo di Lucca, ma le sue declinazioni scultoree nella lunetta del portale principale del duomo della stessa città, realizzata da Guido da Como (+1257). Regge il capolettera un atletico telamone, al quale si ricongiunge un ampio tralcio fogliaceo a girale in vivace gamma cromatica.
L’Ecce advenit è anche il tema della miniatura nel codice successivo P. I, anche cronologicamente, di circa un secolo. Si tratta forse della pagina più nota dei codici, dove tutto si fonde, come è stato scritto “in un quadro culturale e cultuale perfettamente armonizzato” (G. Mele). Ritenuto il vero approdo artistico del miniatore attivo in questo graduale, può considerarsi anche il punto d’arrivo dell’excursus storico della presente esposizione, grazie alla profonda spazialità delle scene e all’uso della foglia d’oro.
Anche in questo caso la scena è divisa in due porzioni, ma l’ordine è più netto e leggibile. L’Adorazione dei Magi in alto, infatti, è completata dalla presenza del servo custode dei tre cavalli, in basso, tesa ad identificare il rango sociale dei personaggi. I tre Magi adorano nel frattempo il Bambino, in grembo alla Vergine dotata di corona aurea e delicatamente poggiata su un cuscino cremisi ricamato a filo d’oro.
L’installazione è completata dai canti liturgici in sottofondo, accompagnati anch’essi, come i codici, da esaustive didascalie e pannelli espositivi. Si tratta del Puer natus, introito per il giorno della Natività del Signore presente nello stesso manoscritto P. I e del Conditor alme syderum, quest’ultimo tratto dalla trascrizione melodica dal salterio-innario P. XIII, ugualmente apprezzabile al Museo. L’esecuzione è a cura di G. Baroffio ed E. J. Kim, ed è stata realizzata per il volume del 2009 Die ac nocte, a cura di Giampaolo Mele, guida indispensabile per chi volesse conoscere nel dettaglio i codici della Cattedrale.
L’esposizione sarà visitabile dal 14 dicembre al 6 gennaio 2019, il giovedì e il venerdì dalle 17 alle 20, il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.