di Maria Bonaria Mura
Un rotolo di nebbia bianca e soffice, residuo della pioggia del giorno prima, immobile sopra la vallata in cui scorre il Flumendosa, ci ha accompagnato quasi fino al paese suscitando la nostra meraviglia e destandoci dal torpore del viaggio. Armungia è un paese accogliente, ha strade perfettamente lastricate o selciate, le facciate delle case hanno finestre antiche e balconi fioriti. Possiede un sistema museale invidiabile per un borgo così piccolo: sa domu de is ainos, la bottega del fabbro, un nuraghe a torre tronco-conica che svetta al centro del paese e rende facile ai visitatori ammirarne all’interno la tholos perfettamente conservata e, infine, il museo dedicato a Emilio Lussu e alla moglie Joyce Salvadori.
Il paese si identifica carismaticamente con la figura di Emilio Lussu protagonista della storia politica sarda del ‘900. Valoroso combattente della Brigata Sassari nella prima guerra mondiale di cui racconta la drammaticità nel libro Un anno sull’altopiano. Idolo dei contadini e dei pastori sardi mandati al fronte, per i quali anche dopo la fine della guerra fu sempre su capitanu. Antifascista, socialista, fondatore del Partito Sardo d’Azione, autonomista, anche se diceva che la autonomia conquistata con lo Statuto Sardo “assomiglia ad un gatto ma doveva essere una tigre”, non fu mai indipendentista.
Il borgo, la cui vita sociale fu da lui narrata nel romanzo Il cinghiale del diavolo fu il microcosmo dei valori fondanti della sua formazione civile e politica, della sua identità di sardo. Emilio Lussu, nonostante le sue vicende personali lo avessero portato presto lontano , mantenne sempre un forte legame col suo paese e vi tornò nei suoi ultimi anni di vita. Col patrimonio di immagini che il museo custodisce si ripercorre la storia italiana e sarda del ‘900, dalle vicende della Prima guerra mondiale; un percorso che offre informazioni e significativi spunti di riflessione in questi tempi di antipolitica e di qualunquismo da social network.
Armungia possiede anche un altro gioiello: il parco di Su niu e s’achili; infiniti sentieri si diramano nel bosco di alberi secolari la cui quiete ha in sottofondo lo scorrere del fiume a valle.
Al termine del percorso, nel cuore del parco, un accogliente ristorante offre il buon cibo sardo.