a cura di Alessia Andreon
Non si è trattata solo dell’esibizione di fine anno degli allievi iscritti ai corsi, ma di una rassegna di musica, con bancarelle di hobbisti con le loro creazioni artigianali, area gioco e laboratori per bambini.
Serena Veraldi, direttrice della scuola, vorrebbe creare, grazie a questa manifestazione, un momento di unione e divertimento per tutti, che abbia continuità nel tempo. Le abbiamo rivolto qualche domanda:
Come mai una scuola di musica moderna?
Sono milanese ma sposata con un sardo; ogni volta che venivamo in vacanza ero sempre più innamorata di questa città. A Milano ho lavorato in una delle scuole di musica più importanti e lì ho imparato la gestione di corsi di questo tipo, così abbiamo pensato di portare qui la nostra esperienza e iniziare una nuova avventura. Per farlo al meglio ho scelto di coinvolgere nel progetto insegnanti sardi e ho voluto fin da subito dare una connotazione familiare alla scuola.
Anche il programma di queste serate è stato studiato e organizzato in collaborazione con altre realtà culturali, commerciali e di intrattenimento che gravitano intorno alla piazza, dando alla rassegna una vera e propria finalità sociale.
Giovedì si sono esibiti gli allievi del corso di canto corale. Quale è la novità rispetto alle scorse edizioni?
Quest’anno abbiamo deciso di dare un tema al corso annuale, rivisitando in chiave coristica le arie dei musical più famosi. Avere un obiettivo comune ha motivato molto il gruppo.
La serata di domenica è stata dedicata alla Spagna e al Flamenco, com’è nata questa passione?
Mio marito è un chitarrista flamenco: si è formato in Spagna e a Milano lavorava con scuole di questo tipo; è lui che mi ha trasmesso questa passione. Ad Oristano mancava una scuola di flamenco e quindi abbiamo pensato che fosse bello offrire sia il corso completo di canto che quello di ballo. In questo momento le lezioni sono ospitate nei locali dell’associazione Krakeras per questione di spazi, ma il mio sogno è di avere una sede unica per tutti i corsi.
Come sta rispondendo il territorio?
Abbiamo tanti allievi dall’hinterland ma ci contattano da tutta la Sardegna. A Oristano mancava una realtà di questo tipo, che incontra molto i gusti dei giovani; da subito ho voluto creare non solo una scuola ma un punto di aggregazione che possa offrire eventi ed esperienze sul campo ai ragazzi, dando vita a tante collaborazioni e questo ha permesso alla scuola di farsi conoscere ed apprezzare.
La riqualificazione della piazza Manno è un obbiettivo ambizioso e lodevole, cosa vedresti bene in futuro in questa piazza?
Lo scopo della manifestazione è quello di focalizzare l’attenzione delle istituzioni e della cittadinanza sulla necessità di riqualificare e restaurare la pavimentazione e l’illuminazione pubblica di Piazza Manno, una piazza importantissima per gli oristanesi e non solo, in quanto porta d’entrata del centro storico di Oristano, ma da troppi anni trascurata dal punto di vista del decoro urbano. Anche l’ex carcere avrebbe degli spazi utilizzabili per attività culturali che farebbero vivere la piazza.
Quanto manca ad Oristano uno spazio come il teatro Garau per ospitare degli eventi come i vostri?
Il teatro manca al 100%, più rimane chiuso più andrà in degrado. Si potrebbero fare delle cose meravigliose se ci fosse uno spazio decoroso; purtroppo il teatro S. Martino è piccolo, abbastanza trascurato e poco funzionale per i concerti e soprattutto per gli spettacoli di danza.