Lunedì, 13 Maggio 2024

Se le chiese occidentali possiedono una certa pluralità di riti, come abbiamo cercato di illustrare, sono soprattutto le Chiese orientali, per la loro struttura autocefala, cioè non legata in senso giuridico alle altre Chiese, a possedere una grande e multiforme pluralità di riti...

di Tonino Zedda

In modo estremamente schematico possiamo dire che le chiese orientali si distinguono per l’appartenenza a sette diverse famiglie liturgiche: il rito armeno, il bizantino, il copto, l’etiopico e tre riti siriaci: l’assiro-caldeo, il siro-antiocheno e il siro-maronita. Tutti nati e sviluppati attraverso le usanze liturgiche delle zone culturali dell’Impero romano d’Oriente, del Caucaso, della Mesopotamia e dell’Etiopia. Un tempo erano designati come alessandrino, antiocheno, o bizantino secondo il luogo della loro presunta provenienza. Ecco una breve presentazione: 1. Il rito bizantino: secondo gli storici si sarebbe sviluppato a Costantinopoli. Si tratta, in realtà, di un rito ibrido: per la sontuosa solennità del suo cerimoniale molto dipende dalla corte imperiale, i ricchi contenuti simbolici, iconografici ed eucologici invece derivano dagli austeri e importanti monasteri ortodossi presenti nella capitale. Il rito bizantino è l’unico rito pluriculturale dell’Oriente cristiano. Si è esteso al mondo greco e a parti dell’Italia meridionale, come pure ai Georgiani, ai Romeni, agli Ungheresi, ai popoli dei Balcani, alla Russia e a diversi popoli slavi. 2. Il rito armeno: la culla storica dell’Armenia cristiana è sulle coste del lago Van, tra la Cappadocia e la Siria. Dal III al v secolo la formazione del patrimonio liturgico armeno raccolse l’eredità siriaca della Mesopotamia e quella greca della Cappadocia.

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Benché questo cristianesimo armeno esistesse già prima dell’evangelizzazione attribuita a san Gregorio l’Illuminatore (ca. 231-325), tuttavia, dopo che Gregorio venne consacrato vescovo da Leonzio di Cesarea in Cappadocia intorno al 302, era predominante l’influsso greco cappadoce sulla formazione del rito armeno, soprattutto sulla liturgia eucaristica e sull’Ufficio divino, in seguito ci fu anche l’influsso di Gerusalemme. Il rito armeno si celebra in lingua grabar, l’antico armeno, è famoso per lo splendore dei paramenti e la bellezza del canto liturgico. 3. Il rito assiro-caldeo. La relazione tra le famiglie liturgiche siriache è complessa. Tre sono le comunità ecclesiali che hanno avuto maggior influsso sul formarsi di questo rito: Antiochia, Gerusalemme ed Edessa. Di questi, solo Edessa era centro di lingua e cultura siriaca; le altre due erano città greche, benché avessero una minoranza di lingua siriaca. Il rito assiro-caldeo oggi è usato oggi dai membri della Chiesa d’Oriente che si dicono Assiri, dai Caldei e dai cattolici malabaresi, il rito corrisponde agli antichi usi della Chiesa mesopotamica che aveva il suo centro ecclesiastico a Seleucia-Ctesifonte sul fiume Tigri, nell’attuale Iraq. Si sa molto poco sul suo sviluppo storico, sebbene esso contenga ancora composizioni attribuite a padri siriaci antichi, come Efrem. La disposizione liturgica della chiesa, con il bema al centro della navata per la liturgia della Parola, l’antichissima anafora degli apostoli Addai e Mari, e i riti liturgici come il canto Laku Mara (A Te, Signore) e la sua colletta, conservano fino a oggi carattere di rara antichità. Molto interessante e antica la liturgia delle Ore.

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