Venerdì, 08 Dicembre 2023

 

A rischio di tediare qualcuno riprendo, anche questa volta, alcuni concetti fondamentali sulla vera natura della Chiesa e sulle articolazioni profonde da porre nella vita e nella missione del popolo santo di Dio...

di Tonino Zedda

Partendo dall’espressione paolina, citata più volte, come in un corpo ci sono molte membra congiunte e interagenti, ognuna con una sua funzione specifica, così la celebrazione è azione comune di tutta l’assemblea, anche se nello svolgimento complessivo del rito ci sono persone che svolgono competenze particolari, chiamate ministeri. I ministeri sono servizi qualificati, suscitati dallo Spirito Santo per il bene della comunità parrocchiale, e conferiti di dal vescovo con un apposito rito liturgico. L’importanza del ruolo del vescovo evidenzia che il ministero non è un privilegio personale ma un dono dello Spirito per il servizio dell’uomo, dentro e fuori la comunità della Chiesa. L’estensione del termine ministero anche ai servizi propri dei laici, non è da intendersi come una benevola concessione del clero ai laici, ma come una partecipazione vera, autentica e auspicata all’unico sacerdozio di Cristo. In forza del Battesimo tutti siamo Chiesa di Cristo. Solo questo costante riferimento all’unico e fontale sacerdozio di Cristo permette d’applicare anche ai fedeli non ordinati il termine ministero, senza che esso venga percepito e vissuto come l’anticamera al ministero ordinato. Mentre i ministeri ordinati si ricevono mediante l’invocazione e l’imposizione delle mani e aggregano all’Ordine sacro, gli altri ministeri sono propri dei laici, sono pienamente laicali, originati non tanto da una carenza di vocazioni per il ministero ordinato, quanto dalla coscienza di un dono particolare, accettato e riconosciuto dalla Chiesa. I ministeri istituiti godono di una certa stabilità in ragione del loro rapporto più diretto con le necessità e le attività ecclesiali in senso stretto. Vengono conferiti attraverso un atto liturgico. Con la Riforma voluta dal Concilio Vaticano II essi si chiamano: Accolitato, Lettorato e il Ministero straordinario della Comunione. L’Accolitato è istituito per il servizio all’Altare che cura con attenzione e sensibilità, per aiutare il presbitero e il diacono nello svolgimento delle celebrazioni (ad es. preparando la mensa, porgendo i doni dei fedeli, deponendo sull’altare il pane e il vino, aiutando nel riporre e purificare i vasi sacri), e, in caso di necessità per aiutare nella distribuzione del pane eucaristico ai fedeli, specie ai malati. Il Lettore è istituito per proclamare la Parola di Dio non come fosse un registratore tanto perfetto quanto freddo, ma per renderla viva, relazionale, salvifica. Occorre tecnica, preparazione e fede. Poiché il lettorato istituito, oltre a essere molto impegnativo sotto il profilo della preparazione, del discernimento e dell’esercizio, è purtroppo ancora molto restrittivo dal momento che ne sono escluse le donne, concretamente nelle parrocchie prevalgono i lettori di fatto, semplicemente riconosciuti, donne incluse. In ogni caso, sia il lettore istituito che il lettore di fatto, in forza del legame che unisce la celebrazione ad altre espressioni con cui si vive e testimonia la fede, è tenuto anche ad aprirsi alle varie forme dell’annuncio della Parola. Il Ministro straordinario della Comunione è istituito per distribuire la comunione in Chiesa e ai fratelli che sono impossibilitati a parteciparvi di persona. D’altra parte non deve essere inteso come un distributore di ostie. Per questo va inserito nel contesto più ampio che prevede la preparazione della celebrazione e la cura pastorale degli infermi.

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