Lunedì, 05 Giugno 2023

 

ABC… della Liturgia - Spunti di riflessione e qualche consiglio per le nostre assemblee: C come Comunione: due modi di ricevere il Corpo di Cristo… con umiltà...

di Tonino Zedda

Cirillo di Gerusalemme (IV sec.): Dalle Catechesi mistagogiche (V, 21-22)

Quando ti accosti (a ricevere la Comunione), non avanzare con le palme delle mani stese né con le dita aperte; ma fai della mano sinistra un trono per la mano destra, perché essa deve ricevere il Re, e nel cavo della mano ricevi il Corpo di Cristo, dicendo Amen!Allora con cura santifica i tuoi occhi con questo santo Corpo; poi prendilo e stai attento che non si perda nulla”

Spesso mi capita di incontrare fedeli che si dicono in difficoltà nello scegliere il modo per ricevere la Comunione. Le ragioni che soggiacciono a queste scelta, di solito, sono: ci si sente indegni di toccare il Corpo di Cristo con le mani perché impure a causa dei peccati (non si pensa che la bocca, come dice la Parola, ne uccide più della spada); oppure perché solo le mani di un ministro possono toccare il Corpo di Cristo. Ci sono poi fedeli, ma anche sacerdoti o vescovi non concelebranti, che ricevono o vorrebbero ricevere la comunione in ginocchio, per esprimere il senso dell’adorazione. In bocca o in mano il gesto della comunione è fondamentale per ogni fedele e deve essere, in ogni caso, fatto con la dovuta riverenza e umiltà. Nella mano o in bocca è il gesto più personale che viene posto dentro la Celebrazione: una mano aperta, una bocca aperta che chiede, che attende, che riceve, mentre gli occhi guardano il pane eucaristico che il ministro offre e le labbra dicono Amen. Fin dai tempi apostolici, e per molti secoli successivi, la comunità cristiana mantenne l’uso di ricevere il Corpo di Cristo nella mano, per rispetto alla tradizione evangelica che ricorda che durante l’Ultima Cena Gesù aveva invitato gli apostoli (e tutti i presenti) a prendere e poi a mangiare e bere il suo Corpo e il suo Sangue. Pian piano, per varie ragioni, cambiò la sensibilità del popolo cristiano sul modo di fare la Comunione. Il passaggio alla comunione in bocca non fu stabilito per decreto né avvenne con uniformità. I motivi del cambiamento non sono facili da stabilire. Tra gli altri possiamo elencare: il timore di profanazioni da parte degli eretici, o di pratiche superstiziose; il rispetto e la venerazione all’Eucaristia; la nuova sensibilità sul ruolo dei ministri ordinati, in contrasto con i semplici fedeli. Nel IX secolo alcuni Concili regionali stabilirono la norma che i laici non potevano toccare con le mani le particole consacrate: es. Parigi (829), Cordoba (839), Rouen (878). A Roma la nuova modalità della comunione in bocca entrò verso il sec. X (come ricorda l’Ordo Romanus X, dell’anno 915). All’indomani del Concilio Vaticano II, con la richiesta di alcuni Episcopati nazionali, papa Paolo VI fece preparare l’Istruzione Memoriale Domini (1969) in cui, conservando l’uso della comunione in bocca, si permetteva, se però l’Episcopato lo giudicava conveniente, di ricevere la Comunione nella mano. Mi pare che i due modi di ricevere il Corpo di Cristo siano entrambi validi e significativi, tutt’e due possono ugualmente esprimere la nostra partecipazione e il nostro rispetto verso il Mistero Eucaristico. La Comunione rappresenta sempre una disposizione d’animo di umiltà, attesa, ma anche povertà, disponibilità, accoglienza. Davanti al dono di Dio il nostro atteggiamento deve essere quello di colui che chiede e riceve con fiducia. La Comunione è sempre un dono gratuito che riceviamo attraverso il ministero della Chiesa. Due mani aperte e attive: la sinistra che riceve, e la destra che prima sorregge la sinistra e poi raccoglie direttamente il Corpo di Cristo; due mani che formano una sorta di altare personale che formiamo con riconoscenza al Signore che si è dato a noi come cibo di salvezza. Mani aperte, bocca aperta: ci apriamo al dono per essere anche noi pane, dono da portare ai fratelli lungo le strade del mondo.

 

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