Domenica, 12 Maggio 2024

Gesù, durante la vita pubblica, non solo ha esortato gli uomini alla penitenza, ma accogliendo i peccatori, li riconciliava col Padre...

di Tonino Zedda

Donando agli Apostoli lo Spirito Santo, il Risorto ha conferito loro il potere divino di perdonare i peccati:

Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi.

È un potere che si trasmette ai vescovi, successori degli apostoli come pastori della Chiesa, e ai presbiteri, che sono anche sacerdoti del Nuovo Testamento, collaboratori dei vescovi in virtù del sacramento dell’Ordine. Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse tutta intera, nella sua preghiera, nella sua vita e nelle sue attività, il segno e lo strumento del perdono e della riconciliazione che Egli ci ha acquistato a prezzo del suo sangue. La dimensione comunitaria, quindi, non può essere un elemento secondario. La Riforma liturgica dei Ritus et preces, voluta con forza dal Concilio Ecumenico Vaticano II, ha riportato alla luce la giusta dimensione comunitaria di TUTTI i sacramenti. Questo è evidente soprattutto nel Sacramento dell’Eucaristia. La Messa non è più percepita (come una volta) come una questione quasi privata dei sacerdoti (così è successo lungo i secoli o almeno dal Tridentino in poi); partecipare alla santa Eucaristia per il popolo di Dio equivaleva ad assistere a una cerimonia (per iniziati), dove era sufficiente la presenza e l’unione spirituale: era sufficiente unirsi spiritualmente al sacrificio celebrato dal sacerdote (chiamato molto significativamente il celebrante). Il sacrificio eucaristico veniva posto in essere e perpetuato dal solo ministro consacrato, a ciò deputato.

Il popolo di Dio partecipava intervenendo, sporadicamente,con risposte e acclamazioni, quindi poteva ricevere (anche fuori dalla Messa) la santa comunione, ma per il resto tutto era appannaggio dei soli ministri sacri. Il provvidenziale intervento del Concilio mise fine a secoli di stagnazione e di relegazione del popolo di Dio ai margini, restituendo provvidenzialmente la giusta dimensione ecclesiale. Questo criterio ecclesiologico doveva valere anche per tutti gli altri sacramenti che, prima della Riforma, erano percepiti anch’essi come azioni sacre per lo più private. Molta strada è stata fatta, anche se rimangono comportamenti pastorali ambigui assai diffusi. In moltissime comunità parrocchiali la dimensione comunitaria dei sacramenti è ancora latitante: battesimi, matrimoni e unzione vengono ancora percepiti come momenti spirituali privati o, al massimo, rivolti solo ai parenti dei fruitori dei sacramenti. In certe comunità poter partecipare al rito del battesimo è davvero difficile perché viene, purtroppo, confinato in un angolo della programmazione pastorale delle parrocchie, nelle prime ore del pomeriggio o la sera dopo la messa, e, cosa molto grave, in un giorno feriale. Rarissimo constatare che il battesimo è celebrato con la presenza della comunità e all’interno della Santa Messa. Se questo è vero per tutti i sacramenti è assolutamente vero anche per quello della Riconciliazione. I padri del Concilio chiesero con forza che si recuperasse il senso comunitario della Penitenza prevedendo, a fianco della forma classica, altre due forme nelle quali emerge chiaramente l’aspetto comunitario.

Ciononostante gli stessi padri non ebbero la forza di insistere istituendo una chiara forma comunitaria di celebrazione del sacramento che ancora oggi rimane assolutamente urgente. Certo i teologi e i liturgisti potrebbero proporre e insistere a che la Chiesa dia un maggiore slancio alla forma comunitaria o almeno a celebrazioni in cui tutto la l’assemblea partecipa. Finché non sarà purificata la forma celebrativa che fa affidamento solo a linguaggi psicologici e morali invece che insistere sui sentieri evangelicidella misericordia,assisteremo a celebrazioni vuote o solo private, a discapito della dimensione più ecclesiale: il male di uno fa male a tutti, la riconciliazione, la conversione e il perdono di uno è gioia di tutta la Chiesa.

 

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