di Giulio Gaviano
Il nome scientifico è rosmarinus officinalis e, secondo un’etimologia piuttosto diffusa, il latino rosmarinus sarebbe da scomporre in ros marinus ovvero rugiada di mare, in quanto la pianta cresce in vicinanza del mare.
Comunque sia, l’arbusto sempreverde sembra essere originario del bacino del Mediterraneo. Infatti, dove non nasce spontaneamente, il suo nome è stato preso in prestito. Così è avvenuto nelle lingue germaniche: tedesco rosmarin, olandese rozemarijn, norvegese rosmarin, inglese rosemary (qui si nota una paretimologia: la forma è alterata per cercare di darle un significato sulla base di due nomi inglesi: Rose e Mary).
Stesso fenomeno nelle lingue slave: sloveno rožmarin, polacco rozmaryn, russo розмарин. Prestito linguistico anche nelle lingue uraliche: finlandese rosmariini, ungherese rozmaring. Nemmeno i baschi fanno eccezione: erromero, dallo spagnolo romero. Spostandoci in estremo oriente, notiamo che i giapponesi, quando scrivono di rosmarino, utilizzano il katakana, sillabario per le parole straniere. In questo caso, ローズマリー è un adattamento al sistema fonetico giapponese dell’inglese rosemary.
Nelle lingue romanze troviamo la particolarità del portoghese alacrim, che viene dall’arabo al-ʾiklīl, e del sardo tzíppiri, che il glottologo Vittorio Bertoldi, specializzato in fitonimia, ritenne di origine punica, in quanto lo pseudo Apuleio così attesta: “A Graecis dicitur libanotis, alii ycteritis, Itali rosmarinum, Punici: zibbir”.
Photo credits: Giulio Gaviano