di Cristina Serra
Nacque nel III sec. a.C. da un inventore, il giovane Ctesibio di Alessandria, come primo strumento musicale definito hydraulis, cioè idraulico, perché l'acqua comprimeva l'aria contenuta in un serbatoio, rifornito per mezzo di una pompa, e veniva spinta poi all'interno del somiere. Nel corso del tempo il serbatoio ad acqua venne sostituito dal mantice.
L'organo viene suonato per mezzo di una o più tastiere manuali e di una pedaliera (tastiera per i piedi). Questi elementi, insieme alle staffe e ai comandi di registro (necessari per variare il timbro dello strumento), costituiscono la consolle ovvero la “stazione di comando”.
L’altro elemento fondamentale, che individua e definisce lo strumento stesso, sono le canne. Si tratta di tubi principalmente in stagno, legno e lega, di diverse forme e lunghezze, in cui si produce il suono grazie all'aria che li attraversa, tenuta a pressione costante mediante il somiere e il mantice, elementi costituenti il “polmone” dello strumento.
Gli organi antichi erano del tutto meccanici e dal tasto all'apertura dell'aria sulla canna interveniva un catenaccio meccanico.
Nell'organo moderno la trasmissione è totalmente elettrica. Caratteristica unica è che il suono può essere riprodotto ininterrottamente e perciò, per usare una citazione di Oliver Messiaen, l’organo è l'unico strumento sul quale è possibile mantenere una nota tanto a lungo da produrre un'impressione di tempo e di eternità.
Oltre a essere un importante strumento concertistico, successivamente anche da sala, l’organo, come è affermato nel Sacrosanctum Concilium, è ritenuto anche lo strumento musicale più adatto alla liturgia perché aggiunge splendore, ma anche dolcezza alle cerimonie della chiesa; il suono è in grado di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti. (S. C. n. 120).
Sono diverse le comunità della Diocesi di Oristano il cui patrimonio artistico-culturale è arricchito dalla presenza dell'organo a canne: per esempio lo troviamo nella Basilica di Nostra Signora del Rimedio, a Cabras, ad Arborea (organo del ‘42 recentemente restaurato), Abbasanta, Solarussa e Aritzo. Ad Oristano ce ne sono due settecenteschi, nella chiesa del Carmine e di San Martino, e due novecenteschi: uno nella cattedrale di Santa Maria Assunta, l’altro nella chiesa di S. Francesco.
Di recente costruzione sono quelli delle parrocchie di San Vero Milis, Paulilatino e Siamaggiore. Proprio di quest’ultimo paese, a pochi chilometri da Oristano, è nativo don Graziano Orro, uno dei massimi esperti d'organo in Sardegna. Grazie all’impegno del coro e alle indicazioni di don Graziano, nel 2001 sono stati raccolti 41mila euro per la costruzione dell'organo a canne, realizzato dall’artigiano Roberto Palmas di Segariu, titolare dell’unica ditta organaria nell’isola. Quest'organo, vagamente ceciliano, come gran parte degli organi moderni ha il corpo ubicato sopra la bussola d'ingresso. Dotato di circa cinquecento canne, ha diversi registri: quello di fondo (principale, ottava, decima quinta, ripieno) e quello di colore (dulciana e flauto) per la tastiera; registro subbasso per la pedaliera.
Data la sua complessità, l'organo a canne necessita di regolare manutenzione poiché ogni variazione di temperatura genera cambiamenti, in particolare per quanto riguarda l'accordatura. A detta di molti, la migliore manutenzione ordinaria è l'utilizzo dello strumento; perciò è importante che sia suonato costantemente.
Dunque è fondamentale l'organista. Tale figura è dotata di notevole preparazione tecnica poiché all’abilità pianistica sulla tastiera deve aggiungere una buona coordinazione nell'uso della pedaliera. Oltre alle competenze musicali, deve conoscere il repertorio organistico ed i tempi della liturgia. Deve avere esperienza e sensibilità per tradurre e interpretare le musiche secondo le esigenze liturgiche, sfruttando le notevoli variazioni di timbro che lo strumento consente. Infatti, il suono dell'organo a canne si presta alla solennità di un rito, a quel momento leggero d'interludio, alla delicatezza nell'accompagnare un canto solista, alla semplicità di una messa cantata, ad essere brillante, gioioso e triste, perfino frizzante. Per questa grande varietà timbrica, che va dal piano fino al fortissimo travolgente, l'organo è l'unico strumento che richiama una grande orchestra, di cui l'organista diviene il direttore. La musica, nella liturgia, diventa preghiera e l’organista sintetizza la preghiera del popolo di Dio. L’organista è quindi più un creatore che un esecutore. L'organo a canne, come ha ricordato il nostro papa emerito Benedetto XVI in occasione della benedizione del nuovo organo nella basilica di Nostra Signora di Alte Kapelle in Ratisbona, è il re degli strumenti musicali, perché riprende tutti i suoni della Creazione e dà risonanza alla purezza dei sentimenti.