di Laura Mastinu
Da gennaio a dicembre le Giornate nazionali e internazionali stabilite per sensibilizzare le persone sono davvero infinite.
Nel mese di novembre ricorrono ben sedici GIORNATE MONDIALI che hanno lo scopo di attirare l’attenzione su tematiche specifiche. Tra queste ricordiamo il 20 novembre, che celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. La data ricorda il giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò nel 1989 la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Oltre 190 Paesi nel mondo hanno manifestato la volontà di farne parte accettando diritti e doveri che essa comporta.
L’impegno preso ha di certo portato notevoli miglioramenti, tuttavia non è sufficiente per arginare le violazioni dei diritti dei bambini, ancora oggi una piaga mondiale. Qualche giorno più tardi cade un’altra ricorrenza importante: la Giornata contro la violenza sulle donne. Le due giornate sono strettamente collegate e forse andrebbero viste insieme: in 5 anni ben 427 mila minori in Italia hanno assistito a situazioni di violenza domestica nei confronti delle proprie mamme e più di una donna su 10, tra quelle che hanno subito violenza, ha temuto per la propria vita o per quella dei propri figli. Questo è il primo diritto violato, ovvero quello ad avere una famiglia che li protegga e li faccia sentire al sicuro. Il fenomeno della violenza assistita è quindi una vera emergenza sociale che dovrebbe smuovere le coscienze e creare i presupposti affinché donne e madri trovino la forza di denunciare i soprusi a cui sono costrette tra le mura domestiche, incoraggiate dall’amore verso i loro figli. Una violenza che non lascia segni e lividi visibili sul corpo, ma cicatrici terribili nell’anima.
La violenza sulla donna lascia numerose croci nel suo passaggio, dalla vittima predestinata, a quelle che restano a raccogliere i cocci di un’esistenza segnata: genitori, fratelli, sorelle.. Ma il destino più difficile è riservato ai piccoli, gli “orfani speciali”, come li definisce la professoressa Anna Costanza Baldry, che studia da decenni il fenomeno del femminicidio e dei suoi orfani, autrice del libro Orfani speciali. Chi sono, dove sono, con chi sono.. Conseguenze psico-sociali su figlie e figli del femminicidio.
Sono loro, i bambini, le vittime sconosciute dei femminicidi, orfani sopravvissuti ad una doppia perdita, stimati in Italia come almeno 1600; bambini con bisogni speciali, con una vita tutta da rivedere, oramai turbata da un dramma emotivo di portata devastante. La professoressa Baldry si sofferma in particolare sulla tutela di questi orfani, sul loro futuro una volta spenti i riflettori della vicenda. Sostiene che il buon senso e la giurisprudenza dicono che i bambini vanno affidati ai familiari stretti se essi rispondono alle esigenze, ma afferma anche: “Ho visto casi in cui questi orfani sono stati dati in adozione e hanno cambiato completamente territorio e clima ed hanno potuto ricevere energie diverse e positive, cosa che alla fine si è rivelata essere la soluzione migliore.”
L’obiettivo è comunque lasciarli nel contesto in cui hanno sempre vissuto, ma quando ciò non è possibile ci si rivolge alle case famiglia, o si cerca una persona che sia comunque una figura di riferimento del minore capace di far riemergere il senso di identità perduto. Riconquistare la fiducia nel futuro, combattere la paura verso l’adulto, aiutarli a sognare di nuovo, a desiderare come fanno tutti i bambini, a ritrovare la spensieratezza degli anni e i momenti di gioia, queste sono le priorità.
Ma la richiesta più importante da parte loro resta il bisogno di essere ascoltati.
Finalmente il reato di “violenza assistita” è stato riconosciuto dalla normativa. La legge n. 4/2018 ha anche previsto un fondo a favore degli orfani per crimini domestici.
Anche la scuola dovrebbe investire maggiormente in risorse umane e formazione del personale scolastico così da far emergere segni di violenza domestica assistita o subita dai bambini.
Ma forse i bambini vanno tutelati prima: difendendo la vita delle loro mamme. La Convenzione dei diritti dell’Infanzia riconosce a ogni bambino il diritto ad avere una famiglia e dei genitori che diano ad ogni piccolo individuo la necessaria protezione, ma anche una storia e una identità che li renda buoni cittadini della società.
Photo credits: Kevin Gent, Juliane Liebermann