a cura di Franca Mulas
Con l’adozione si apre all’interno della famiglia che accoglie il bambino uno spazio non solo fisico ma soprattutto mentale, dove la coppia che adotta è portatrice di cura, affetto e protezione. Ma adottare un bambino rappresenta anche un valore sociale che va oltre la coppia. Scriveva a riguardo Rosa Rosnati, professore ordinario di Psicologia sociale, docente di Psicologia dell’adozione all’Università Cattolica Sacro Cuore di Milano in un suo editoriale pubblicato nel giornale L’Avvenire il 10 luglio 2014: L’adozione si fonda sulla profonda e reciproca connessione tra famiglia e sociale: essa nasce propriamente come risposta del sociale nei confronti dell’infanzia abbandonata. Che i genitori svolgano un compito che ha un’importante valenza sociale ne è consapevole una madre adottiva alla quale va il nostro ringraziamento per averci concesso l’intervista che segue e a cui abbiamo garantito l’anonimato dandole un nome di fantasia.
Signora Maria, innanzitutto grazie della sua testimonianza. Lei e suo marito avete deciso di adottare un bambino, com’è nato questo desiderio?
Ci siamo sposati con l’idea di formare una famiglia aperta, dove le persone potessero sentirsi accolte. Sia io che mio marito abbiamo sempre pensato che l’adozione avesse anche un valore sociale perché l’educazione dei minori è interesse di tutta la società. L’adozione rientrava pienamente anche all’interno di questa consapevolezza.
Cosa significa adottare un bambino, che può venire anche da una realtà di abbandono
In un modo o nell’altro l’abbandono fa sempre parte delle storie di questi bambini, anche se cambiano i contesti e le motivazioni. Si tratta di storie interrotte; sono bambini che da un momento all’altro hanno perduto le loro sicurezze, i loro punti di riferimento. Sono spaesati, arrabbiati, diffidenti, anche se desiderosi di trovare nuove sicurezze e di vivere con spensieratezza la loro infanzia. Ci vuole tempo perché acquisiscano fiducia, e ogni passo avanti è una conquista. Con queste premesse, i genitori adottivi sanno che il loro compito non è facile, che il passato non può e non deve essere cancellato ma va armonizzato con il resto della vita del figlio e della propria. Il tempo vissuto prima dell’adozione va rispettato, capito, integrato.
Cosa ricorda della prima volta che ha incrociato lo sguardo del bambino che è diventato suo figlio?
E’ stata una grande emozione, la più grande della mia vita. Ho intuito che dentro quel corpicino esile c’era una forte personalità e non mi sbagliavo. Ha dettato lui tempi e modi per iniziare a comunicare.
Quando la coppia decide di adottare un figlio, la vita cambia radicalmente per i coniugi, ma soprattutto cambia la vita del bambino. Cosa può testimoniare a riguardo?
Per la coppia il periodo successivo all’adozione è, pur tra tante difficoltà, un momento meraviglioso. Non è detto che il bambino lo viva nello stesso modo, perché noi modifichiamo le nostre abitudini ma non perdiamo le nostre radici, come invece succede a lui. Solitamente il bambino proviene da una comunità per minori dove, dopo il trauma della separazione dai genitori naturali, aveva acquisito ritmi di vita, piccole certezze legate ad amici, educatori, luoghi, oggetti che ora perde di nuovo, in modo definitivo. Per il bambino è un secondo lutto da affrontare e, anche se noi cerchiamo di rendergli la vita bella e allegra, di offrirgli il meglio, a volte reagisce in modo capriccioso e aggressivo.
Adottare un bambino non è semplice. La burocrazia spesso è articolata e cavillosa. Per lei e suo marito com'è stato l'iter?
Lungo e complesso. Si incontrano prove e persone di vario genere, in molte occasioni si viene messi alla prova e scoraggiati, forse proprio per saggiare l’autenticità della disponibilità dichiarata. A volte ci siamo fermati a prendere fiato, ma abbiamo sempre ripreso il cammino.
Quali sono le emozioni e le paure che la coppia che intende adottare un bambino si trova ad affrontare, anche alla luce delle numerose prove che si vivono tra colloqui vari con psicologi e assistenti sociali, per non parlare dell'incontro col giudice?
Ciò che esiste dall’inizio alla fine è la speranza, a cui naturalmente si alternano tante altre emozioni: paura di non essere all’altezza,incertezza sull’esito del percorso e sulla sua durata, ma anche pazienza per il tempo dell’attesa. Il tempo dell’adozione è una gravidanza che dura ben più di nove mesi, in cui la vita emotiva dei due coniugi, i loro pensieri, le loro abitudini, il loro stato di salute, tutto ciò che fa parte della loro vita viene passato al setaccio. Ma ne vale sicuramente la pena. Al termine del percorso c’è una gioia immensa. Per quanto riguarda gli assistenti sociali, psicologi e giudici, il loro compito è quello di tutelare e proteggere il minore e, anche se a volte ci siamo sentiti sotto osservazione e giudicati, capivamo che tutto questo era necessario.
Quali sono le preoccupazioni più comuni quando si cresce un figlio?
Mi fa piacere che abbia detto solo “figlio” e non “figlio adottivo”, perché le preoccupazioni sono le stesse. Si lavora in vista della sua autonomia, della sua capacità di adattarsi alle nuove situazioni, ci si preoccupa della sua salute, delle sue amicizie, del modo in cui cresce, dei suoi valori. Ci si augura di poterlo accompagnare nella vita fin quando ne avrà bisogno, per poi vederlo intraprendere le sue scelte con sicurezza.
Che cosa si sente di dire a una coppia che intende adottare un figlio?
Cari amici, preparatevi a un viaggio lungo e faticoso in cui dovrete sostenervi a vicenda. Non date retta a tutto quello che vi diranno le persone che vogliono scoraggiarvi, non perdete mai la speranza e il sorriso. Mentre aspettate vostro figlio, allenatevi alla genitorialità prendendovi cura dei bambini e dei giovani che incontrerete e costruite dentro di voi un posto caldo e accogliente per il bambino che deve arrivare. E, quando finalmente sarete insieme a lui, non abbiate paura del giudizio degli altri: ci sarà sempre qualcuno che non vi approverà, che metterà in discussione la vostra scelta, i vostri metodi educativi ed i risultati del vostro lavoro paziente e prezioso. Qualcuno che seminerà dubbi? Lasciatelo dire.
Cosa si augura per suo figlio?
Che non perda mai la sua tempra ed il suo senso dell’umorismo. Che diventi sempre più sicuro e coltivi le sue doti. Che possa amare ed essere amato. Che possa diventare una persona onesta, capace di lavorare e vivere con gli altri.