Tutti ricordano la poesia del Pascoli: Viene viene la Befana, vien dai monti a notte fonda. Come è stanca! La circonda neve, gelo e tramontana. Viene viene la Befana. La denominazione di questo giorno solenne deriva dalla soppressione di alcune sillabe del greco: Epipháneia (apparizione); pronunciata poi: Pifania, Befania e, infine, Befana; misterioso e inquietante personaggio trasformato nella personificazione femminile della festa.
di Giovanni Enna
Nell’immaginario collettivo, la Befana è rappresentata da una vecchietta con il naso lungo e il mento aguzzo, che porta doni a tutti i bambini buoni nella notte tra il cinque e il sei gennaio, volando sui tetti e calandosi dai camini: E s’accosta piano piano alla villa, al casolare, a guardare, ad ascoltare, or più presso or più lontano. Piano piano, piano piano… Guarda e guarda… tre lettini con tre bimbi a nanna buoni. Guarda e guarda… ai capitoni c’è tre calze lunghe e fini. Oh!... tre calze e tre lettini…. La sua festività chiude tradizionalmente il periodo natalizio.
Ma chi era questo personaggio e per quale motivo nelle Chiese cattoliche si sovrappone alla visita dei Magi, mentre in alcune orientali il sei gennaio si festeggia la nascita del Bambino? Anticamente, il 6 gennaio a Gerusalemme si festeggiava sia la nascita di Gesù, che quella della venuta dei Magi. In Egitto si celebrava anche il Battesimo di Gesù: tre eventi che costituivano tre modalità dell’unica Epifania: manifestazione di Cristo agli uomini, in una visione eminentemente teologica. Perché scegliere una vecchia, che, in alcune feste popolari, viene bruciata? Si racconta che il bagliore dei fuochi servisse alla Madonna affinché potesse asciugare i pannolini del Bambinello, ovvero, illuminare la via ai Magi. La sua origine discende da tradizioni pagane e protocristiane.
Rappresentava la Natura che a fine anno era invecchiata per risorgere a primavera. La sua festa nacque in Oriente, intorno al 120-140 fra gli gnostici basilidiani. Basilide fu un maestro religioso dello gnosticismo egiziano. Il loro movimento durò due secoli. Il battesimo del Nazareno, secondo questi gnostici, era l’Epipháneia e aveva un significato particolare: credevano che l’incarnazione del Cristo fosse avvenuta, non alla nascita, ma al battesimo: il sei gennaio. Era la data paleo-egizia del solstizio invernale, nella quale si festeggiava il nuovo sole. Poi la festa venne adottata dalle Chiese orientali, purificata dagli elementi gnostici; essa rappresentò la celebrazione della nascita di Gesù; l’adorazione dei Magi e il Battesimo del Cristo. Queste Chiese chiamarono la festa: tà Epiphάneia ierá, ossia, le feste della manifestazione del Cristo. Il sei gennaio del calendario giuliano, le chiese orientali di Terra Santa commemorano la festa dell’Epifania. Alcune Chiese ortodosse accolgono tale almanacco.
Allorché la festività del Natale venne adottata dalla Chiesa orientale, le tre memorie vennero divise fra due ricorrenze: il 25 dicembre: celebrazione della Natività; il 6 gennaio: Battesimo di Cristo. La Chiesa slava festeggia l’Epifanìa – Teofanìa – il 19 gennaio. Questa ricorrenza si diffuse in Occidente intorno al secolo IV. La Chiesa romana aveva iniziato a celebrare il Natale il 25 dicembre. Nella liturgia cristiana occidentale, l’Epifania festeggia la manifestazione di Dio agli uomini attraverso il Figlio. Questa festività divenne prevalentemente la ricorrenza della venuta dei Magi. Nei vari Sermones papa Leone Magno, in occasione della festa, ricordava: Una stella più fulgente delle altre attira l’attenzione dei Magi, abitanti dell’estremo Oriente, istruiti presso l’oracolo di Balaam: un astro spunterà da Giacobbe, uno scettro sorgerà da Israele. Balaam è descritto nell’Antico Testamento come mago e indovino che conversò con Dio (Numeri 22, 7; libro del Pentateuco). Papa Leone accettava la connessione fra religiosità iranica e cristianesimo. Nelle usanze popolari, la notte dell’Epifania è considerata nelle campagne come una notte magica, durante la quale gli animali conversano tra di loro. Nei proverbi popolari e in molte varianti della lingua sarda, la festività dell’Epifania è denominata Pasquetta termine con il quale si indica anche il Natale; l’Epifania invece: Pasqua dei tre re. In Spagna, l’Epifania è il giorno dei doni natalizi che vengono portati dai Reyes Magos.